Cosa ho imparato nei due anni della mia attività in proprio

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Buon compleanno a me, o meglio, alla mia attività che l’8 marzo compierà due anni.

Nella puntata di oggi non parlerò di online marketing. Negli ultimi due anni ho fatto e imparato un bel po’ di cose che spero possano aiutare qualcuno. Mi ricordo quando ancora meditavo questa mia attività, divoravo gli articoli e i podcast come questo che spesso mi hanno aiutato a capire e prepararmi per quello che mi attende. Con questa puntata vorrei restituire il favore.

La prima lezione? Ogni esperienza è unica e per quanto ti prepari la vita ti sorprenderà. Prendi dunque con le pinze le cose che sentirai. Spero ti saranno utili per farti un’idea, per sapere cosa ti puoi aspettare, ma poi adatta, filtra e usa solo quello che ha più senso per te in questo momento.



Hey, hey, benvenuto nella puntata numero 18 del podcast Comunicare per Connettere.

Grazie per esserti sintonizzato!

La pillola di oggi non ha molto a che fare con l’online marketing ed è dedicata ad un anniversario.

Tra pochi giorni, l’8 marzo per essere precisi, la mia attività compierà due anni.

Non riesco a crederci. Mi sembra sia passato un secolo da quanto sono cambiata ma allo stesso tempo mi sembra ieri—. È una sensazione strana e sono certa che chi ha un'attività capirà.

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E ora iniziamo.


 

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Esattamente due anni fa, nasceva questa mia attività. Non dimenticherò mai la sensazione di libertà abbinata alla paura quando ho ricevuto il numero della partita iva.

Il mio percorso è iniziato prima, però. Circa tre anni fa mi sono trovata ad un bivio.

Rimanere in un’organizzazione e in un ruolo che mi stavano sempre più stretti o cambiare drasticamente vita e abbracciare l’incertezza con il rischio di cadere di nuovo nel vortice della depressione.

Si, perché una situazione simile l’avevo già vissuta.

Ho iniziato la mia carriera come giornalista a Belgrado in Serbia. Erano gli anni duemila quando dopo un anno sabbatico passato in Italia a studiare la lingua sono tornata nella redazione del mio giornale a Belgrado chiedendo la possibilità di prolungare il periodo di assenza senza perdere il posto di lavoro. La risposta fu negativa.

“O torni subito o ti devi licenziare”, mi dissero.

Mi sono licenziata.

Salvo poi cadere in depressione quando mi sono accorta che mai in Italia avrei potuto trovare un lavoro appagante ed entusiasmante come cronista d’arte in uno dei quotidiani più rinomati.

Ero disoccupata e disperata per il gesto così impulsivo e sprovveduto!

E poi è arrivata la proposta di unirmi a un piccolo centro di ricerca per un paio di mesi per aiutarli a rilanciare la campagna di abbonamenti alla rivista scientifica che avevano appena preso in gestione.

L’incarico per la campagna abbonamenti è diventato per la comunicazione dell’istituto che poi è diventato un centro di ricerca europeo per il quale ho gestito la comunicazione istituzionale e l’organizzazione degli eventi.

Altro che cronista d’arte! Avevo il privilegio di lavorare con ricercatori stimolanti, creare il brand e l’identità di progetti, iniziative e campagne, ideare e organizzare eventi internazionali e gestire la comunicazione a 360 gradi (social media, newsletter, ufficio stampa, eventi, sito web). Fino a quando la possibilità di crescere, imparare ed evolvere si è bruscamente arrestata.

Lasciare un posto sicuro e un lavoro tutto sommato bello anche se in un contesto non più stimolante, per una donna, immigrata, che ha superato i 40, in un momento storico come questo non è facile e può sembrare anche ingrato, ma sentivo di dover seguire il mio istinto che, ancora una volta, era impossibile ignorare o zittire.

Ho fatto quello che so fare bene orami: mi sono buttata.

È nata così questa mia attività. Non dimenticherò mai la sensazione che ho provato quando ho ricevuto il numero della partita iva .

E in questa situazione - tra la voglia di spiccare il volo, sperimentare, fare, cambiare, ma sempre con il freno a mano un po’ tirato - sono passati due anni.

Ecco cosa ho imparato.

È più dura di quanto pensassi

Non sono una sprovveduta. Mi piace prepararmi per ogni evenienza. Studio ogni mossa, ho standard e aspettative alte soprattutto per le cose che faccio io.

Prima di cominciare a vendere i miei servizi ho letto, studiato, imparato e testato, grazie alla pazienza di amici e conoscenti imprenditori, tutte le soluzioni, procedure, offerte.

Ho analizzato quello che fanno le colleghe, soprattutto, negli Stati Uniti, ho fatto i loro corsi e imparato ad utilizzare le tecniche e gli strumenti più all’avanguardia per poter garantire ai miei clienti un risultato eccellente e un’esperienza piacevole allo stesso tempo.

Sapevo tutto ed ero pronta a tutto ancora prima di iniziare.

La prima lezione che ho imparato è che ogni esperienza è unica e per quanto ti prepari la vita ti sorprenderà. Prendi dunque con le pinze le cose che scrivo. Spero ti saranno utili per farti un’idea, per sapere cosa ti puoi aspettare, ma poi adatta, filtra e usa solo quello che ha un senso per te.

Il bello di questa strada è proprio che ogni storia è unica e diversa. E il viaggio è bellissimo se ti piacciono le avventure.

1:: Non sarai mai pronta

No, non serve aspettare il giorno in cui avrai raggiunto un qualcosa (una condizione, un traguardo, un certo livello di competenze e confidenza) che ti permetterà di affrontare il cambiamento con più serenità e determinazione. Quel momento non arriverà mai. Tanto vale prendere un bel respiro e buttarsi.

Naturalmente, aver esaminato tutte le opzioni e preparato un piano aiuta. Quando ho deciso di rinunciare al posto fisso avevo già l’80% del mio piano di business sviluppato. Sapevo cosa avrei fatto, con chi avrei voluto lavorare e avevo le idee chiare sulle offerte e servizi che avrei proposto.

E la cosa più difficile non è stata creare il piano, immaginare le soluzioni, studiare, leggere, imparare, ma darmi il permesso di considerare le strade alternative che mai avrei pensato di percorrere e che non credevo di essere capace di realizzare.

È terrificante, però non esiste un altro modo, anzi meglio abituarsi subito perché nel primo anno ho dovuto affrontare ben più di una paura. Hanno un lato positivo le cose terrificanti. Se le guardi in faccia e ti abbandoni a quella sensazione di disagio per soli 30 secondi perdono il potere e diventano del tutto gestibili. Fidati.

2. Le parole non insegnano

Nemmeno un po’.

Sapevo tutto ed ero pronta a tutto eppure ho fatto più di un errore.

Ho letto e studiato così tanto mentre preparavo il mio piano che mi congratulavo con me stessa per la furbizia. Ero sicura che grazie a questa lungimiranza mi sarei risparmiata un sacco di problemi ed errori da principiante. Mi sentivo già un’imprenditrice navigata sulla pelle di altre imprenditrici che generosamente avevano condiviso la loro esperienza, come cerco di fare io adesso.

Non farti ingannare. Comprenderai questi insegnamenti a livello intellettuale ma rimarranno astratti quindi è probabile che di errori ne farai più di uno.

Prima di iniziare a lavorare devi avere il contratto e l’anticipo pagato, era il mio mantra.

Il primo cliente era un’istituzione rappresentata da persone che conoscevo e stimavo. Quando mi hanno proposto la collaborazione e chiesto di iniziare prima che le formalità fossero risolte ho accettato seppure con una sensazione di disagio. Ho lavorato per almeno tre mesi e mezzo prima di sentirmi dire che alla fine avevano deciso di affidare l’incarico a qualcun altro.

Alla fine mi hanno pagata, però è stato un duro colpo per la mia autostima.

E non solo. Siccome il progetto, abbastanza impegnativo e lungo, avrebbe occupato parecchio del mio tempo non avevo neanche fatto molto per promuovere la mia attività e trovare altri clienti. Ho passato l’estate del 2018 scoraggiata, spaventata e con mille dubbi.

Quei mesi sono stati probabilmente il periodo peggiore dell’anno.

La passione per questo mestiere mi ha salvata. Mi sono concentrata sul mio blog, sullo studio e sulle letture per migliorare ancora di più.

Avrei fatto e amato questo lavoro anche senza ricevere un soldo e se avessi avuto tanti soldi avrei pagato per poterlo fare.

Penso che la passione sia un ingrediente fondamentale per poter sostenere tutte le prove del lavoro in proprio.

3. Non confrontarti con nessuno

Il confronto. Toglie l’entusiasmo e la gioia nel lavoro.

La maggior parte delle persone a cui mi ispiro sono anglosassoni, per lo più americane. I loro guadagni, la crescita e la diffusione dei loro contenuti sembrano un miraggio anche quando hanno meno competenze.

Può essere scoraggiante e frustrante voler raggiungere quegli standard. Ti sembra di faticare per ogni utente che visita il tuo sito o interagisce sui social media. I loro numeri volano e i tuoi sembrano fermi. Dopo un anno di attività festeggiano il famoso traguardo di “sei cifre” (six figure) mentre io faccio fatica a raggiungere lo stipendio annuale che avevo da dipendente…

Il confronto con chi ha più “successo” di me mi ha tenuta sveglia più di una notte.

È una pratica dannosa e pericolosa. Il tuo percorso è solo tuo. Ognuno ha una storia diversa e il successo lo definiamo esclusivamente in relazione alla situazione che viviamo personalmente. Fai del tuo meglio ogni giorno e il risultato non tarderà ad arrivare.

Sto ancora imparando a non confrontarmi con nessuno. Faccio le cose che mi rendono felice e mi fido sempre di più del mio istinto.

4.Il mindset conta tanto quanto le competenze se non di più

Negli ultimi due anni sono cresciuta e maturata professionalmente più che non in tutta la mia ventennale carriera.

Tuttavia, è niente in confronto al piccolo terremoto vissuto a livello personale.

Sono diventata una persona più equilibrata, soddisfatta e consapevole del fatto che non ho ancora nemmeno iniziato ad esplorare tutti i margini per il cambiamento e la crescita.

Se ti armi di umiltà e resilienza affronterai questa strada con più entusiasmo.

  • Ho imparato che ci vuole coraggio per riconoscere i nostri limiti senza dubitare del nostro valore.

  • Ho imparato che la compassione non è un segno di debolezza. Pare anche che non sia possibile avere compassione per gli altri senza concederla prima a noi stessi.

  • Ho imparato che dobbiamo abituarci al disagio per superarlo. Metterci in discussione ogni giorno e uscire spesso dalla nostra zona di comfort.

  • Ho imparato che l’impossibile non esiste e che l’insuccesso vuol dire che non sono ancora in sintonia con l’esito che desidero ottenere.

Le situazioni che mi spaventavano di più sono quelle che mi hanno dato maggiori soddisfazioni.

Parlare in pubblico o registrare i video - anche solo le storie di 15 secondi su Instagram - mi facevano tremare e disperare.

Sapevo che dovevo superare questo ostacolo perché stava diventando un limite serio e fastidioso che non volevo più ingegnarmi a raggirare!

Si, ho provato vergogna quasi paralizzante mentre registravo quel primo video così imbarazzante, ho resistito al bisogno di cambiarlo, editarlo, modificarlo, registrarlo altre 300 volte e ho cliccato il pulsante pubblica. All’inizio non avevo il coraggio nemmeno di vedermi.

In poco tempo - ci sono voluti solo 3-4 giorni - sono diventata sempre più indulgente con me stessa. Ora mi vedo, mi accetto e mi do il permesso di essere imperfetta. Anzi vi dico di più.

Mi piaccio, mi diverto da sola e sorrido compiaciuta mentre mi rivedo.

Mi chiedo, ma da dove viene questa persona così simpatica e perché l’ho tenuta nascosta per così tanto tempo? E tutto questo mentre i feedback sono ancora pochi o a volte inesistenti. Non so se qualcuno mi vede o cosa pensa e sinceramente a questo punto non mi importa molto.

Sono più spontanea e disinvolta anche in altre situazioni che prima mi mettevano in imbarazzo.

5. Il Perfetto non esiste

Sto ancora lavorando sul mio perfezionismo. Il perfezionismo di cui parlo non è il sano desiderio di raggiungere l’eccellenza che è un tratto apprezzabilissimo.

Parlo di quella perfida e dannosa pratica in cui ci impegniamo ad essere perfetti e fare cose perfette per evitare o minimizzare il senso di vergogna, colpa o giudizio.

Il perfezionismo che voglio superare, come dice Brené Brown in uno dei suoi libri, “è come uno scudo di 20 tonnellate. Ti protegge dall'essere ferito ma allo stesso tempo ti nasconde dall’essere visto.”

E questo mi porta all’ultima riflessione del post.

Con questa mia attività finalmente ho la possibilità di uscire dal guscio e superare il limite che per tanto tempo mi ha fatto sentire frustrata perché le persone non riconoscevano il valore del mio lavoro mentre allo stesso tempo ero io che remavo contro nella speranza di non farmi vedere e rimanere invisibile per paura di essere giudicata.

Se decidi di intraprendere questa strada è inutile nascondersi o volare basso.

Cosa ti impedisce di spiccare il volo?

Ed ecco è tutto per questa puntata un po’ personale e intima. 

A chi inizia oppure è ancora nelle primissime fasi della creazione di un’attività consiglio un’altro blog post che ho scritto un po’ di tempo fa e che si intitola “ Tutto quello che avrei voluto sapere quando ho iniziato la mia attività in proprio

Spero che la puntata e il blog possano aiutare  a qualcuno! La settimana prossima torniamo a parlare di online marketing. 

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Grazie ancora per l'attenzione e a presto.

Ciaociao

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